Russia, ultimatum a Telegram: o le chiavi, o la censura
Ultimatum a Telegram: l’app di messaggistica rinomata per la sua sicurezza dei codici di decriptazione, corre il rischio di censura nel territorio russo se non fornirà le sue chiavi al governo.
L’azienda di Telegram nasce nel 2013, fondata dai fratelli Nikolai e Pavel Durov originari di Leningrado, con un’estrema peculiarità: è impossibile decriptare i suoi messaggi.
L’ente federale russo per il controllo dei media, Roskomnadzor, ha avvisato il servizio di messaggistica Telegram: se entro 15 giorni non saranno ceduti al governo i codici per decriptare i messaggi di tutti i suoi utenti, l’app rischierà di essere bloccata sul territorio nazionale.
L’ultimatum a Telegram è stato inviato a seguito del ricorso che i proprietari dell’app hanno fatto alla Corte Suprema, la quale ritiene non dannoso il diritto della riservatezza.
Lo scorso anno, Roskomnadzor aveva già obbligato Telegram ad iscriversi al Registro Nazionale dei “Diffusori di Informazione”, che sotto la legge antiterrorismo creata in Russia nel 2016, costringe questi ultimi a fornire le conversazioni degli utenti e mettere a disposizione i codici di decriptazione per decifrare i messaggi.
Telegram rifiutò quest’ultimo punto, subendo una sanzione di circa 14.000 Euro e ricevendo l’ordine di provvedere al più presto.
Nonostante in Russia si contino più di 100 milioni di utenti, Pavel Durov ha commentato l’ultimatum con un Tweet: “Le minacce di bloccare Telegram se non consegna i dati dei suoi utenti non porteranno frutti. Telegram si batterà per la libertà e la privacy“. Rimanendo fedele all’etica proposta alla nascita della società: “Non abbiamo problemi a rispettare le formalità, ma non sarà condiviso con il governo un singolo byte di dati privati”.
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